domenica 13 ottobre 2019

NOTE SACRE MARCHIGIANE a Recanati con il Belcanto Italiano Duo

Venerdì 18 ottobre 2019 alla Sala della Musica dell'Ass. Controvento A.P.S., in via Ceccaroni 1, alle ore 21,15 : "NOTE SACRE MARCHIGIANE" per celebrare San Luca evangelista, patrono dei medici.
Il concerto ha il patrocinio dell'Ordine Provinciale dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri di Macerata ed è organizzato in collaborazione con l'Associazione Beniamino Gigli. 

NOTE SACRE MARCHIGIANE con il Belcanto Italiano Duo, formato dal soprano Astrea Amaduzzi e dal pianista Mattia Peli - Recanati 18 ottobre 2019

Il soprano lirico di coloratura Astrea Amaduzzi e il maestro Mattia Peli, al pianoforte, saranno i protagonisti della serata musicale, eseguendo musiche dei marchigiani Giovanni Battista Pergolesi (dal "Salve Regina"), Gaspare Spontini (dall'opera "La vestale"), Gioachino Rossini (dalla "Messa di gloria") e Giuseppe Persiani (dall'oratorio "Abigaille") compositore belcantista di grande valore ancora troppo poco eseguito e non sufficientemente conosciuto in Italia e nel mondo, del quale ricorrono quest'anno i 220 anni dalla nascita, avvenuta a Recanati nel 1799, ed i 150 anni dalla scomparsa, avvenuta a Parigi nel 1869. 

Prima della musica ascolteremo un intervento di Don Paolo Volpe sulla figura di San Luca.

Presenta Laura Borgognoni Pelati.

Ingresso gratuito - info: 320-9127249

----------------------------------------------------

- NOTE ALL'ASCOLTO di Mattia Peli -
Concerto NOTE SACRE MARCHIGIANE per celebrare San Luca, Recanati 18 ottobre 2019



Gentile pubblico recanatese,
questa sera avremo la possibilità di ascoltare e godere di alcune bellissime musiche scritte da compositori marchigiani. Gli autori prescelti sono Pergolesi, Spontini, Rossini e Persiani, compositore quest'ultimo poco conosciuto in Italia e nel mondo, e la cui musica è attualmente assai poco eseguita.


PERGOLESI - Salve Regina

Iniziamo con il primo movimento di una delle antifone mariane composte da Giovanni Battista Pergolesi, il "Salve Regina" in la minore composto secondo lo studioso Radiciotti probabilmente nel 1730, quando ancora era studente a Napoli.
In questo brano vocale si nota, come nel resto della sua produzione, l'influenza della Scuola napoletana sul compositore di Jesi.
Infatti, dopo i primi studi di organo e violino nella città natale, durante i quali mostrò notevole talento, all'età di quindici anni, grazie al mecenatismo del Marchese Cardolo Maria Pianetti, fu ammesso nel celebre "Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo" a Napoli, dove ebbe modo di studiare composizione con alcuni dei più celebri autori della Scuola musicale napoletana, come Francesco Durante, Leonardo Vinci e Gaetano Greco.
Si diplomò nel 1731 a ventuno anni, componendo, come saggio finale, il dramma sacro "Li prodigi della divina grazia nella conversione e morte di san Guglielmo duca d'Aquitania"; nell'ultimo anno di studi aveva già composto un altro lavoro di pregio, l'oratorio "La fenice sul rogo, ovvero la morte di San Giuseppe".

Nelle note introduttive all'edizione del 1941 stampata a Roma da "Gli amici della musica da camera", si legge il seguente interessante commento al primo movimento di questo Salve Regina per soprano solo con accompagnamento di 2 violini e basso, il cui esemplare è custodito nella Biblioteca del R. Conservatorio di Napoli:
«Lievissima, quasi "aerea" l'introduzione strumentale evoca la purezza dell'atmosfera celeste avvivata da un palpito di umana tenerezza che si fa sentire nelle affettuose inflessioni dei due violini; la voce subentra e sviluppa il motivo melodico iniziale con soavità: notevoli per efficacia le invocazioni "et spes nostra, salve!" cinque volte ripetute con accenti toccanti per fervorosa insistenza.»

Lo storico e viaggiatore Charles Burney scrisse che «la chiarezza, la semplicità, la verità e la dolcezza d’espressione» della sua arte conferivano a Pergolesi una statura superiore rispetto agli altri compositori dell’epoca; ancora secondo Burney, la musica di Pergolesi, «perfino la musica sacra, dove le parti polifoniche appaiono ridotte e spesso procedono all’unisono, per quanto dia l’impressione di essere composta senza sforzo apparente, dischiude all’ascolto effetti assai più belli e notevoli di quanto non prometta la semplice lettura della partitura».


ROSSINI - Laudamus te

Nato a Pesaro, sebbene la famiglia fosse di Lugo di Romagna, il celebre "Cigno di Pesaro" non scrisse solo opere liriche nel periodo 1806-1829 come crede invece il grande pubblico, ma anche per esempio musica sacra e si dimentica spesso che egli studiò canto e si esibì come cantante da giovinetto prima di intraprendere l'attività di compositore. Delle musiche sacre da lui create ce n'è una in particolare che cadde nell'oblio sino alla ripresa in epoca moderna avvenuta nel 1972.
Come scrisse Herbert Handt, tenore e direttore d'orchestra, nell'introduzione allo spartito moderno: «(...) al giorno 24 marzo [1820], Rossini (...) stava lavorando ancora su una "Messa" che si doveva eseguire proprio in quel giorno. Questa messa, che secondo la cronaca del "Giornale delle due Sicilie" si era data nella chiesa di S. Ferdinando (di fronte al Teatro San Carlo), dev'essere stata la "Messa di Gloria". Rossini aveva avuto l'incarico di fornire la musica per le celebrazioni della festa dei Sette Dolori di Maria ("la festa de' Dolori di Nostra Signora") in quell'anno.»

Così conclude Philip Gossett la sezione dedicata alla Messa di Gloria nel suo eccellente articolo "Rossini a Napoli" scritto per il Centro Rossiniano di Studi nel 1971: «La Messa di Gloria è non solo un eccellente lavoro, ma un'opera della massima importanza. E' la prima musica sacra della maturità di Rossini, e per di più l'unica opera sacra di questo periodo di attività. Essa mostra l'influenza delle sue opere napoletane, soprattutto del Mosè in Egitto, nella maestria dell'orchestrazione, nella sicura padronanza di una larga scelta delle strutture musicali, mentre attesta un'assidua ricerca dello stile sacro del suo autore. ...La Messa è un lavoro che merita un'esecuzione, dopo un silenzio di quasi centocinquanta anni, ed è degna di entrare nel numero delle grandi musiche sacre del 19esimo secolo.»

La musica del "Laudamus te" è composta stilisticamente come musica operistica ma su testo sacro, ed è formata da due sezioni, il cantabile iniziale ricco di ornamentazioni e la brillante cabaletta alle parole "Glorificamus te" con la ripresa del tema che si presta alle variazioni personali dell'interprete che la va ad eseguire, come nel caso del soprano Astrea Amaduzzi che canta le variazioni di sua creazione ma sempre basate sul materiale tematico originale, come era in uso fare nell’epoca del Bel Canto del periodo compreso tra il ‘700 e la prima metà dell’800.


SPONTINI - O nume tutelar

Gaspare Spontini nasce a Maiolati, nelle Marche, allora parte dello Stato Pontificio. Di umili origini, venne inviato dai genitori presso lo zio paterno per intraprendere la carriera ecclesiastica, anche se i desideri e le inclinazioni del ragazzo erano rivolti verso la musica. Iniziò i primi studi musicali a Jesi; nel gennaio del 1793 viene accolto nel "Conservatorio della Pietà dei Turchini" di Napoli dove fu allievo, fra gli altri, di Nicola Sala, e ben presto cominciò a comporre.

Con "La vestale", tragédie-lyrique in tre atti, Spontini  riuscì nell'intento di inventare una grandiosità drammatica in sintonia con il clima spirituale e le esigenze  dell'epoca napoleonico-imperiale. Non a caso venne scelto un soggetto di aulica e sacrale nobilità.

Come riportato in "Teatri, Arti e Letteratura" del 20 febbraio 1840 : Il signor D'Ortigue nel suo libro - "Della scuola musicale italiana e tedesca" - cita alcuni aneddoti di celebri Compositori, coi quali dimostra quanto sia frivolo e facile ad essere cambiato il giudizio del Pubblico intorno alla musica, e quante lotte e quanti patimenti hanno dovuto soffrire i maestri che pure s'ostinarono a seguire la loro missione.
"Spontini aveva dato la Vestale all'Accademia reale di Parigi, e le prove andavano lentissime, anzi eransi intralasciate, perché quella musica era stata giudicata assurda, ineseguibile, impossibile. Avvenne che ad un Concerto dato dall'Imperatrice Giuseppina, un cantante ebbe il pensiero di eseguire un'aria di quell'Opera, che egli stava studiando. Volle fortuna che Napoleone entrasse in quel punto, e udendo cantare quell'aria, ne domandasse l'autore. Udito ch'essa faceva parte d'un'Opera che si andava protraendo, perchè giudicata ineseguibile, comanda all'Accademia che faccia tosto diventar possibile quel ch'essa aveva dichiarato impossibile, e da lì a pochi dì si rappresenta la Vestale con immenso successo, e Spontini ne trae la sua più grande rinomanza."

Impossibile non era, anche perché Spontini oltre ad essere compositore è anche stato l'autore di un metodo di canto conosciuto come "Ristretto di Esercizi per bene apprendere la maniera di canto, e lezzioni di portamento, di ornamento, ed espressione" scritto tra il 1798 e il 1800.

Nella celebre aria del secondo atto, "O nume tutelar", la protagonista Giulia, condannata alla pena capitale, prega per la salvezza del generale Licinius.
In questa straordinaria pagina operistica incontriamo tutta la delicatezza del 'bel canto' ed anche note acute, potenti e allo stesso tempo delicate.


PERSIANI - Cavatina di Abigaille

E siamo giunti all'aria solistica della protagonista dell'oratorio Abigaille di un giovane compositore recanatese, il belcantista Giuseppe Persiani: infatti egli scrisse quest'oratorio nel 1826 e risente ancora molto, nella scrittura compositiva, dell'influenza del Rossini.
Si tratta di una musica, come per il resto dell'oratorio, composta nello stile operistico dell'epoca ma su testo di un libretto che racconta una storia biblica.
La prima interprete del personaggio di Abigaille fu Agnese Costa, poi nella seconda rappresentazione per la festa dell'Immacolata concezione Persiani utilizzò un cantore Soprano della basilica di San Giovanni in laterano. La prima esecuzione avvenne il 6 Dicembre 1826, mentre la seconda l'8 Dicembre 1826 nella Chiesa di Santa Maria della Vallicella in Roma.
L'esecuzione della Cavatina avviene sulla base della mia riduzione per soprano e pianoforte (o organo) approntata a partire dal manoscritto della partitura orchestrale.
Anche quest'aria è formata da due sezioni, la prima in tempo Moderato è costituita embrionalmente dai primi tre elementi della struttura della "Solita Forma" operistica - "Recitativo, Cantabile, Tempo di mezzo" 1.OH STOLTEZZA, OH SOMMO ERRORE 2.MA PIEGAR QUEL DURO CORE 3.AH! CONSIGLIO, OH SOMMO DIO!) mentre la seconda, in tempo Allegro giusto, è costituita dall'ultimo elemento della "Solita Forma" operistica 4.MA QUAL FIAMMA, QUAL MAI RAGGIO.
Anche in questa cabaletta ricca di agilità virtuosistiche, che porta la voce sopranile a muoversi in un'ampia estensione, dal do diesis centrale al si acuto, potrete ascoltare nella ripresa del tema le variazioni personali del soprano belcantista Astrea Amaduzzi.

Nessun commento:

Posta un commento